Tempo di CHET. La versione di Chet Baker – recensione da 2 cent

Finalmente dopo anni di latitanza ho rifatto l’abbonamento al Teatro Stabile di Bolzano. Francamente era dura resistere alle proposte messe in piedi dalla nuova direzione di Walter Zambaldi. La stagione 2018/2019 si apre con uno spettacolo molto particolare dal titolo Tempo di Chet. la versione di Chet Baker.

Già dal titolo si capisce che si parla di musica jazz  ma non solo. La scenografia è complessa e la luce funge da mezzo per definire i cambi scena. Nulla si muove ma tutto si trasforma grazie alla luce. In centro a delineare subito che qui si parla di musica è il trio guidato di Paolo Fresu. Ecco, già solo per questo lo spettacolo merita di essere visto ma soprattutto ascoltato.

Poi si parla di un demone dal nome di Chet Baker. Si parla di Chet Baker in modo assai innovativo. A tratti ti sembra di veder spuntare Carlo Lucarelli che tesse la trame di qualche mistero. Ma il testo di Leo Muscato va (fortunatamente) molto oltre. Non vi è spazio al mistero si danno certezze. Lo si fa dando voce a numerosi personaggi che hanno girato intorno alla vita di uno dei più grandi interpreti moderni della musica jazz.

Il dipinto è quello del genio maledetto. Alcool, droghe, sesso e… il rock-and-roll stava appena nascendo e avrebbe decretato a breve un cambio nei gusti musicali mondiali.

La storia è piena di belli, bravi e dannati. Chet Baker era tutto questo. Lontano dagli stereotipi del jazzista classico, più vicino a personaggi come Elvis.

Lo spettacolo gira intorno ad un dramma interiore. Ad una morte per droga ma soprattutto alla droga che ha condizionato tutta la vita di Chet Baker. Ma anche questo dipende dalla chiave di lettura. E’ stata la droga a condizionare la sua vita oppure la sua forza e il suo amore per la musica ad essere più forte dei danni della droga?

Può un drogato essere un eroe? Perchè in fondo questa è la domanda che viene spontaneo porsi. Ma erano altri tempi. Non si concepiva la droga come un demone vero e proprio. La chiave di lettura è diversa. Non si può giudicare Chet Baker come und drogato dei giorni nostri. Basti pensare alle sigarette. Nel dopoguerra fumavano tutti, era un segno distintivo, una cosa positiva. Oggi chi fuma è concepito sempre più come un malato, un dipendente da un vizio. I tempi cambiano, la consapevolezza pure.

Pertano sì, il Chet Baker di Leo Muscato è un eroe positivo nonostante la droga. La sua forza è nella volontà di suonare a dispetto di qualsiasi impedimento. Commovente il dipinto della vita di Chet dal momento in cui umilmente si mette al lavoro presso una pompa di benzina fino a ricominciare ad imparare a suonare la tromba con la dentiera dopo aver perso i denti a causa della droga.

Lo spettacolo non è semplice, non si “assimila” immediatamente. Ci vuole tempo per apprezzarlo, ma così è stata la vita di Chet Baker, complessa e blu come la sua musica.
Ma poi questo spettacolo ti rimane dentro e non puoi fare a meno di perderti nella poesia musicale di Chet Baker.

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