Corso di vela cabinato a Caprera – la mia opinione

Ad ottobre 2025 ho frequentato un corso di vela cabinato (C2) alla scuola di vela del Centro Velico di Caprera, una delle scuola vela più famose in Italia e non solo.

Dal 2020 con mia moglie Alessandra, appassionata anche lei di vela, abbiamo una barca a vela sul lago di Garda, un cabinato da 33 piedi, una “anziana signora” del 1983, cantieri Wauquiez modello Gladiateur. Dalla primavera all’autunno ci passiamo quasi tutti i week-end godendo dei buoni venti che animano il lago di Garda. Una passione che ci unisce da molti anni. Entrambi abbiamo fatto la patente nautica senza limiti con la lega Navale ed abbiamo diverse esperienze di crociere da soli o con amici. Ma la vela è uno sport in cui c’è sempre da imparare e mi piace frequentare corsi di perfezionamento soprattutto per gestire al meglio la nostra barca per un utilizzo prevalentemente crocieristico. Non amo infatti fare regate, per noi andare a vela è un momento di relax e piacere.

Mia moglie mi ha regalato un corso al Centro Velico di Caprera sapendo che a me piace approfondire la parte tecnica e altri aspetti.

I corsi del Centro Velico Caprera

Il Centro Velico di Caprera offre principalmente due tipi di percorsi formativi. quello per derive e quello per cabinati.

I percorsi di dividono in livelli. Nella scelta di quello per cabinati la partenza è il C1 seguito dal C2, C3, C4 e C5.

Per il C2 e il C3 è prevista una ammissione diretta nel caso uno abbia delle esperienze ed è subordinato alla accettazione dopo la compilazione di un questionario. A seguito di un contatto telefonico mi hanno consigliato di compilare il questionario per accedere direttamente al C2- Così ho fatto e mi è arrivata la conferma di poter accedere al C2.

Scelta che, dopo aver frequentato il corso, si è rivelata per me decisamente sbagliata.

I corsi a Caprera fanno parte di un percorso ben definito e si svolgono secondo una filosofia e una metodologia che difficilmente si trova in altri corsi.

I cabinati non hanno motore, gli ormeggi della mattina e della sera vengono fatti a vela e con la tecnica del tonneggiamento, le vele si armano e disarmano tutti i giorni, non ci sono strumenti come il Windex o il segnavento digitale per capire da che parte viene il vento. Nulla di fantascientifico, ben inteso, ma se si è abituati a navigare con un cabinato con motore, strumenti, rollafiocco, lazy jack e tutta un’altra serie di comodità, il tutto diventa una cosa nuova da imparare e mettere in pratica. Capire da dove viene il vento sentendolo sulla faccia è una tecnica che richiede un minimo di tempo per essere acquisita, così come prendere un gavitello a vela. Tutto verrebbe più facile con l’esperienza su derive o simili, cosa che a me manca totalmente.

A Caprera si imparano cose che si fanno solo a Caprera.

Questa frase, che ho sentito più volte, racchiude una gran verità. A Caprera si fanno cose che difficilmente capiteranno nella vita reale. Il tonneggiamento, per esempio, è una di quelle. Idem per la presa di gavitello a vela o tanti altri esercizi. Tuttavia il valore didattico di queste operazioni è finalizzato al raggiungimento di una esperienza molto specifica nella gestione delle manovre e nel creare coordinazione tra l’equipaggio. Quest’ultima poi per me è stata anche una cosa nuova. Navigando tendenzialmente sempre solo con mia moglie sono abituato al “faccio tutto io” mentre a Caprera si naviga ognuno con un compito ben preciso: il timoniere, il randista, il prodiere, ecc. Ognuno deve sapere cosa fare senza che qualcuno glielo dica. In regata funziona così ma non avendo mai fatto questo tipo di esperienza era un’altra cosa nuova da acquisire.

La famigerata ammissione diretta

La scelta di “saltare” direttamente al C2 per una persona come me, che sì ha già una esperienza di vela su cabinato, è stata una scelta errata. Non a caso il corso C2 è un corso definito di “consolidamento” del corso C1 che è quello di iniziazione. Ma il tutto va visto nell’ottica della filosofia della vela di Caprera non della vela in assoluto. Caprera è un percorso e come tale andrebbe fatto per i vari gradi in modo progressivo. L’ammissione diretta, a mio avviso, è proposta in maniera ambigua. Pur avendo risposto in maniera onesta al questionario, dal primo giorno ho capito che sarebbe stato bene iniziare dal corso C1 iniziazione considerando soprattutto molte mancanze di base.

Nel nostro corso (il 41° del 2025) il caso ha voluto che fossimo tantissimi ad ammissione diretta e questo non ci ha messo in una buona luce con gli istruttori che non vedono di buon occhio gli ammessi diretti soprattutto in grandi quantità. Di fatto il primo giorno, con vento molto forte, non siamo usciti perché non erano certi delle nostre capacità non provenendo da un C1.

Il video del nostro 4° giorno a Caprera

Gli istruttori di Caprera sono volontari con tutti i pro ma soprattutto i contro di questa caratteristica. Sono persone che hanno completato il ciclo di Caprera che per una, due o più settimane all’anno vengono ad insegnare ai corsi. Questo comporta che ogni corso ha una combinazione di istruttori diversa e come ho avuto modo di leggere su diverse opinioni sul web si crea non sempre una combinazione felice. Al di là del fatto che siano tutti professionisti e specialisti nella materia per insegnare bisogna anche avere una capacità didattica notevole. L’insegnamento stile militare non è mai vincente e quantomeno anacronistico.

Nella mia esperienza di allievo di decine di corsi di subacquea in ambiente FIPSAS (anche qui tutti volontari e storicamente di organizzazione semi-militare) ho già vissuto queste esperienze e ho sempre imparato di più da istruttori pacati che non da quelli che urlano e umiliano.

Nel nostro corso siamo stati abbastanza fortunati ma forse quello della didattica è un aspetto che potrebbe essere migliorato, non a livello di contenuti quanto di modalità e coordinamento.

La vita a Caprera

Ecco l’aspetto più particolare del corso. Il luogo innanzitutto. Arrivare a Caprera è già piuttosto complesso, personalmente ho preso: auto; aereo; bus; traghetto e infine barca navetta per la base del CVC.

Si arriva in una base stupenda come paesaggio dalla quale per una settimana non si esce più, non è un carcere ma non c’è nulla da fare nelle vicinanze. Ci sono tre basi logistiche dove vengono accolti gli allievi dei vari corsi. Io ero nella base degli specchi. Si dorme in dei tucul immersi nella macchia mediterranea in riva al mare. I tucul ospitano tre letti a castello e sono molto spartani, non ci sono sedie e l’organizzazione degli spazi non è semplice.

Consiglio tappi per le orecchie, dormire in 6 in un tucul può rivelarsi un “concerto” di russatori non facile da sopportare.

I bagni sono all’aperto, spettacolare quello in riva al mare vista sorgere del sole.

Se vi spostate alla base derive lungo un bellissimo percorso godrete di uno spettacolare tramonto.

Nota curiosa (si fa per dire) per i servizi igienici. Turca con annessa doccia…per gli amici “merdoccia”. Credo la foto sia più che esaustiva.

Una struttura funge da cucina, mensa e aula lezioni.

A turno tre allievi coadiuvano la cuoca (la mitica Piera) nell’organizzazione e nelle pulizie.

La giornata è scandita da orari ben precisi delle attività. Si inizia la mattina con l’alzabandiera e si finisce con la lezione serale.

06.30 sveglia
06:55 alzabandiera
07.00 prima colazione
07.45 lezione
09.00 imbarco
18.30 sbarco
19:55 ammainabandiera
20.00 cena
21.00 commenti sulla giornata/lezione
22.30 silenzio

Forse troverete da qualche parte che la vita a Caprera è di stile militare…niente di più falso. Chi ha fatto il militare lo può benissimo capire. C’è il rispetto degli orari che visto il numero di persone coinvolte e le attività da svolgere è indispensabile. L’alzabandiera non deve trarre in inganno, è più una tradizione stile campo scout.

Gli equipaggi vengono formati il primo giorno e in linea di massima rimarranno tali, gli istruttori di alternano.

Noi avevamo 5 barche a disposizione, tre First e due J80. Cabinati sì ma ridotti all’osso, si può definirli dei “derivoni”. Le attività si svolgono all’interno del Golfo della Maddalena.

Tutto è molto spartano, essenziale, di certo non è una vacanza anche se il luogo e i paesaggi rimarranno certamente nel cuore.

Alla fine rimane il giudizio finale che come prevedibile, alla luce dell’ammissione diretta, ha visto guadagnare meritatamente il C3 solo per 7 allievi su 21. Per tutti gli altri (me compreso) alla fine è come aver fatto un C1 ed essere pronti per il C2. Ma ritengo che, almeno per il mio caso, il giudizio sia corretto e coerente con la filosofia caprerina.

Per me è stata un esperienza interessante dalla quale porto a casa molte cose nuove e il rimpianto di non aver acquisito prima certe tecniche magari dalle derive.

Altro aspetto positivo l’aver conosciuto belle persone con la stessa passione.

Non credo che tornerò a Caprera tanto presto ma non per insoddisfazione quanto perché ho necessità di mettere in pratica quello che ho imparato dalla prossima stagione.

Voto lettori
- Voti: 3 Media: 5

1 commento

  1. Approvo tutto quello che hai scritto e concordo pienamente soprattutto per la parte inerente alla ammissione diretta. Avendo fatto il corso dal C1 al C2 e al C2 perfezionamento, ho toccato con mano l’importanza di non saltare gradini, e a Caprera si parte da zero. Poi è vero che non è una caserma, per fortuna, e che si crea una atmosfera di solidarietà e compattezza fra gli allievi. Gli istruttori sono diversi e diversi sono i caratteri, per cui è ovvio che ci siano delle piccole differenze nel metodo di insegnamento, tuttavia non credo sia un difetto ma un arricchimento. Pensare che cinque istruttori lavorino come un sol uomo è quantomeno improbabile. Un’altro arricchimento di Caprera è la conoscenza di compagni di vela provenienti da tutta Italia, con esperienze ed età differenti ma che per una settimana diventano realmente amici. Alcuni si risentiranno, altri no ma il ricordo di questa esperienza sarà indelebile

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