A teatro: Il Crogiuolo di Arthur Miller regia di Filippo Dini

Secondo spettacolo della stagione teatrale del Teatro Stabile di Bolzano, l’opera del 1953 di Arthur Miller per la regia di Filippo Dini.

Alzi la mano chi in gioventù non ha mai giocato con la magia, chi non ha mai simulato una seduta spiritica, chi non è mai andato in luoghi considerati stregati. Per i bolzanini mi viene in mente la famosa via Virus sulla quale qualche hanno fa mi sono pure inventato una leggenda. In adolescenza si fanno cose stupide, è scritto nel DNA umano. Certo che se quelle cose stupide vengono fraintese possono esserci dei guai. Se poi ci troviamo nel 1692 a Salem e le cose stupide riguardano le streghe beh allora le cose si complicano. Le streghe sono dei personaggi strani. Siamo abituati a raffigurarle come brutte e vecchie ma in realtà (si fa per dire) la strega è giovane, provocante e attira gli uomini come il miele per l’orso. Diciamo che le streghe e la stregoneria sono spesso una metafora di tutto ciò che è tabu come per esempio la sessualità. Arthur Miller parte proprio da qui ovvero da un rapporto amoroso tra una giovane serva e un fattore sposato. Cacciata dalla moglie ma ancora attratta dall’uomo finirà per vendicarsi in malo modo per non essere corrisposta. Le streghe hanno sempre innescato fenomeni di isteria di massa, superstizione e relativa condanna e persecuzione delle stesse soprattutto da parte della chiesa. Considerando che Miller ha scritto il libro nel periodo del maccartismo ovvero la “caccia al comunista” è chiarissimo il parallelismo tra opera narrata e realtà dei tempi.

Miller racconta di come la paura collettiva si trasforma in paranoia e persecuzione. Giustizia sommaria forzata. Confessioni forzate in cambio della vita. La caccia alle streghe come la caccia ai comunisti. Fino a tre anni fa questi due temi potevano sembrare così lontani ma la pandemia e la guerra li hanno portati di nuovo in auge. Il virus come la stregoneria. In molti momenti dello spettacolo sembrava di rivivere quelle notizie confuse e distorte che hanno caratterizzato tutto il periodo pandemico portando ai fenomeni no-vax, terrapiattisti e compagnia bella. I momenti del processo di Miller mi sono sembrati uno di quei dibattiti sui social dove quando una persona vuol credere in una cosa lo fa a dispetto dell’evidenza dei fatti.

Che dire della Russia? In questi ultimi mesi stiamo odiando tutti la Russia. Tornerà il maccartismo? Politicamente è già così.

Curioso come venga definito il maccartismo su Wikipedia:

Il termine ha acquisito una connotazione di falsa accusa, d’isteria di massa e di attacco governativo alle minoranze politiche.

Quanta attualità c’è in tutto ciò lo abbiamo visto anche nell’ultima campagna elettorale.

Uno spettacolo profondo e terribilimente nonché spaventosamente attuale. Non dà un attimo di tregua nei suoi 170 minuti di durata che volano leggeri su argomenti pesanti.

[SPOILER]

Il finale di Miller e la confessione non-confessione eroica di Proctor lascia con la convinzione che la propria umanità non si possa vendere per nessun motivo al mondo.

Emozione a mille nel tocco di modernità e di attualità che viene dato dagli attori che intonano Russians di Sting.

In Europe and America there’s a growing feeling of hysteria
Conditioned to respond to all the threats
In the rhetorical speeches of the Soviets
Mister Krushchev said, “We will bury you”
I don’t subscribe to this point of view
It’d be such an ignorant thing to do
If the Russians love their children too.

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