Come sono diventato Batman…grazie ad un fungo (istoplasmosi) presente nel guano di pipistrello in un cenote messicano.

Il titolo dei post dovrebbe riassumere il contenuto in breve ma raccontare questa storia è cosa piuttosto lunga e complessa e pertanto partirò dall’inizio.
Premetto che le informazioni di tipo medico qui riportare non sono precise ma è quanto io ho capito e percepito.

Vacanze in Messico luglio 2019

La meta delle vacanze di quest’anno è stata il Messico. Viaggio organizzato da noi tutto all’insegna del fai da te.

La meta era la riviera Maya con base a Puerto Morelos. Ogni giorno un posto diverso, più o meno all’avventura senza un programma ben definito ma solo una lista generica di cose da vedere. In 2 settimane abbiamo percorso 3600 km visitando la zona del Quintana Roo e dello Yucatan. In vacanza il mio stile è: la mattina si decide una meta, si parte, si viaggia, ci si ferma dove piace, si esplora, si arriva dove si voleva arrivare e poi si ritorna facendo un giro diverso, magari più lungo, senza fretta.
Un esempio tipico di “non è la meta ma il viaggio che conta”.

Oltre alle mete note ci facevamo consigliare dai proprietari della casa sull’albero dove eravamo ospitati i posti belli al di fuori delle rotte turistiche, in particolare i cenotes di cui è ricca la regione. Considerando che a causa del fenomeno del sargasso che deturpava le spiaggie facevano poco mare abbiamo visitato moltissimi cenotes.

Molti di queste erano prettamente turistici ma alcuni praticamente sconosciuti e frequentati solo dai locali.

Un cenotes lo hanno aperto apposta per noi, un altro era frequentato solo da pochi locali.

I cenotes possono essere a cielo aperto, altri come delle grotte con solo una piccola apertura. In uno addirittura si respirava a fatica in quanto non c’era una gran circolazione d’aria. In altri abbiamo visto uccelli e pipistrelli.

Quelli più turistici e instagrammati si sono rivelati non così belli mentre alcuni sconosciuti erano proprio spettacolari.

Galeotto fu il cenote…ma ancora non lo sapevo.

Rientro dalle vacanze

Rientrati dal Messico ricomincia il solito tran tran e anche le consuete escursioni domenicali in montagna.

Il primo week-end si conclude con mal di pancia e una notte in bianco e un lunedì con la febbre alta. Ho pensato ad una congestione. Ma dopo un giorno sto nuovamente bene anche se mi sento stranamente stanco.

La domenica successiva al rientro da una escursione comincio a sentirmi male, un malore dopo aver mangiato, una forte debolezza a tal punto da non riuscire a rientrare portando lo zaino (ok son 12 Kg, ci può stare). Notte nuovamente in bianco e lunedì febbre alta, 38.5, che, come ben noto, per un uomo è praticamente l’anticamera della morte.

Il giorno dopo la febbre non passa e se prendo la tachipirina scende a 37.5 per poi risalire velocemente. I sintomi sono quelli dell’influenza, debolezza e un generale malessere. Dormo in continuazione e faccio fatica a fare qualsiasi cosa. Io e il divano siamo una cosa sola.

Così per una settimana…dopodiché decido di andare dal medico di base.

Dal dottore

Quest’ultimo, sapendo che non sono così cagionevole, si preoccupa e mi consiglia il pronto soccorso. Gli chiedo di darmi prima un antibiotico generico che magari passa. Me lo da ma non fa nessun effetto così la settimana dopo vado al pronto soccorso.

Ci vado con riluttanza perché so già che sarà un buco nell’acqua. Premetto che essendo libero professionista per me stare malato è un danno notevole e pertanto cerco sempre di tenere duro ma questa condizione mi impedisce anche di lavorare da casa.

Al pronto soccorso

Al pronto soccorso dopo la prima visita mi mandano al reparto malattie infettive dato che ero da poco tornato dal Messico. Giusto per scrupolo perché al tempo a nessuno, me compreso, passava per la testa un collegamento.

Il medico delle malattie infettive non trova infatti nulla di patologico in seguito ad una anamnesi.

Gli esami del sangue mostrano dei picchi su valori che determinano una infezione senza però specificare quale.

Mi fanno anche un RX torace ma non risulta nulla di strano.

Mi rimandano a casa con un nulla di fatto, come prevedevo. Va considerato (così mi hanno poi detto) che la maggior parte della gente che va al pronto soccorso ha i miei sintomi che solitamente passano in un paio di settimane. Io però sono già alla terza settimana di “febbre, malessere e tachipirina”…che sembra il titolo di una canzone da trapper.

Dopo un’altra settimana torno sconsolato (e anche piuttosto disperato) dal medico con nuove analisi del sangue fatte e con i soliti valori sempre altissimi e sballati.

Mi prescrive una ulteriore visita dall’infettivologo.

Dopo un’altra settimana con gli stessi sintomi e lo stesso malessere faccio la visita e finalmente il medico comincia a intuire che non è proprio qualcosa di passeggero anche perché siamo oltre il mese di malattia. Mi propone di ricoverarmi in modo da effettuare tutte le analisi e gli esami del caso. Le possibilità sono tubercolosi o tumore. Che bella notizia. La mattina dopo sono in ospedale.

Il ricovero

A questo punto il mio già basso umore scende oltre la soglia della tollerabilità e comincio ad entrare in modalità passiva, una sorta di risparmio energetico, un limbo di incertezze che durerà ancora parecchio tempo.

Una volta ricoverato, passo i primi giorni in isolamento in quella che sarà la mia dimora per le successive 3 settimane.

Inziano gli esami, mi prelevano sangue in continuazione, poi faccio gastroscopia, colonscopia, broncoscopia, per poi passare a TAC, PET, risonanza, ecc.

Sembra più un caccia all’esclusione. Dalla PET finalmente (si fa per dire), i miei linfonodi del mediastino risultano fuori norma e qui si rafforza l’idea del tumore. Si rende necessario prelevare un campione del linfonodo per una biopsia. Il materiale dalla broncoscopia non era idoneo e così mi operano. Una mediastinoscopia, in poche parole un taglio alla gola e giù a prelevare un pezzo. Rimarrò per 3 settimane con una voce afona. Dopo una ulteriore settimana (siamo a due mesi) il referto della biopsia esclude il tumore e dunque sembra avvalorata la tesi della tubercolosi in quanto sono comunque positivo a degli esami specifici (Quantiferon e Mantoux).

Non sto neanche a raccontare cosa ho passato nelle tre settimane in cui mi hanno prospettato l’idea del tumore. Se è vero che alla fine si vede una luce io mi sentivo entrato in un tunnel e aspettavo di vedere il bagliore apparire all’orizzonte.

Tubercolosi?

La tubercolosi, da quello che mi hanno spiegato, è una malattia difficile da diagnosticare. Ha dei sintomi che sono comuni a molte altre patologie. La diagnosi esatta la si ottiene, sempre da quel che ho capito, solo se la cura funziona.

Inoltre una gran parte della popolazione è portratrice sana, ovvero è entrata in contatto col virus senza che però questo si manifesti. In tal caso risulterebbero comunque positivi gli esami specifici sopracitati.

A quel punto inizio la cura contro la tubercolosi, un cockatil di tre farmaci antibiotici, 7 pastiglie al giorno.

Nel frattempo la febbre che andava sempre lentamente calando pur senza mai sparire del tutto dopo un giorno di cura svanisce così come la debolezza e stanchezza che invece erano sempre rimaste.

Finalmente dopo oltre due mesi mi sento meglio, non al 100% ma decisamente meglio.

Al centro malattie infettive tropicali

Nel frattempo il mio “caso” viene portato all’attenzione del centro malattie infettive tropicali di Negrar (VR) che è all’avanguardia in questo campo.

Il dottore di riferimento con cui erano entrati in contatto i medici che mi hanno seguito durante il ricovero, aveva avanzato l’ipotesi che potesse essere un virus presente nel Sud America che si cela nel guano di pipistrello. I pipistrelli sono presenti in alcuni cenotes chiusi messicani che come ho raccontato prima, abbiamo frequentato.

L’ipotesi appare abbastanza remota a tutti a me addirittura fantascientifica…un virus che dal guano di pipistrello si diffonde nell’aria dei cenotes del Messico….WOW roba degna di X-Files.

Torno pian piano alle consuete attività anche se due mesi di fermo (letto o divano) si fanno sentire, soprattutto su di una persona che come me andava a correre quasi tutti i giorni facendo comunque una vita molto attiva.

Ogni giorno lentamente va meglio, ma nell’ordine dell’1% al giorno. Anche i valori piano piano rientrano nella norma. Le prime analisi senza valori sballati arrivano dopo 4 mesi e mezzo.

Mi rimane una indicibile stanchezza, un desiderio di dormire piuttosto costante. Non ricordo di essere mai stato così contento di veder arrivare il week-end per poter dormire, mentre prima lo ero per poter andare a camminare in montagna.

Nel frattempo vado a Negrar, portando con me i pezzi (blocchetti) della mia biopsia e faccio altre analisi specifiche. Ormai ho più buchi sul braccio io di un tossico.

Passa un’altra settimana e i referti sembrano confermare la presenza di una infezione micotica. Dunque è il fungo nella cacca di pipistrello? Ni, i risultati non sono sicuri al 100% vanno ripetuti in maniera specifica.

Di fatto però mi tolgono alcuni farmaci contro la tubercolosi perché a quanto pare è lei la colpevole. Me ne lasciano solo uno dato che una volta iniziato è bene completare il ciclo per profilassi. Ciclo che deve durare tre mesi.

Passa altro tempo e questa volta torno a Negrar con tutta la famiglia per verificare la presenza specifica di uno dei due virus papabili. Sono rimasti in ballo: istoplasmosi o coccidioidomicosi.

Istoplasmosi

Finalmente dopo 6 mesi dalle vacanze in Messico è confermato che io e solo io sono stato in contatto con il micete Histoplasma capsulatum.

La malattia infettiva derivante ha esattamente i sintomi di quello che ho avuto io con una durata evidentemente superiore alla norma.

Pare che sia normale in quella parte del Messico e/o Sud America. Ogni tanto raramente qualche turista che ama i percorsi meno turistici e più locali ne rimane infetto. I locali sono stati quasi tutti infettati per cui ne sono immuni.

Il problema è stato diagnosticarla, ma comunque anche avendolo saputo prima, non c’è cura specifica, passa da sola.

Magari a saperlo prima sarebbe stato bello evitare di essere ispezionato in ogni buco utile e inutile, trafitto da decine di aghi, liquidi di contrasto, radiazioni, centinaia di pillole antibiotiche, ecc. ecc.

Ovviamente la cicatrice sulla gola fa molto figo… – sì sai qui è successo quella volta che sono stato assalito da un rapinatore che mi ha puntato il coltello alla gola ma poi mi sono divincolato e lo ho steso – …ma ormai non ho più l’età per queste cose.

Morale della favola

Se andate in Messico e decidete di visitare cenotes locali sconosciuti, chiusi e con pipistrelli munitevi di una mascherina. Il vostro sistema immunitario non è quello di un locale ma quello di un asettico europeo civilizzato.

In compenso ora mi sento un po’ Batman e ora scusate devo andare perché è comparso il mio simbolo nel plumbeo cielo di Gotham.

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