Quell’ecomostro del nuovo rifugio Santner

A dicembre 2021 scrivevo in un post dei lavori in corso per la costruzione del nuovo rifugio Santner sul Catinaccio Rosengarten la cui gru era visibile sin da Bolzano (con un teleobiettivo ovviamente).

Luglio 2022 il nuovo rifugio Santner è parzialmente pronto e senza timore lo si può definire un ecomostro. Wikipedia relativamente alla parola ecomostro recita: “un edificio gravemente incompatibile con l’ambiente naturale circostante, prevalentemente riguardo all’impatto visivo.” Credo che descrizione migliore non possa esserci.

Metà (!) del nuovo ecomostro rifugio Santner

Innanzitutto perché “parzialmente pronto”, perché siamo solo a metà. Il progetto prevede infatti una dimensione doppia. Era infatti previsto di costruire prima metà, poi abbattere l’esistente, quindi l’altra metà, questo per non chiudere mai il rifugio.

Pertanto tra qualche mese l’ecomostro si mostrerà in tutta la sua imponenza.

Prima e dopo (foto Rifugio Santner)

Siamo in mezzo del Giardino delle Rose del Catinaccio Rosengarten, ovvero quella parte di montagna nota per il suo particolare e spettacolare colore rosato che assume durante i tramonti. Un fenomeno localmente chiamato Enrosadira.

Ma basta guardarlo il Catinaccio/Rosengarten anche solo a occhi nudi dalla città di Bolzano per ammirarne la bellezza e la magnificenza.

Eppure lì in mezzo alle Dolomiti, patrimonio Unesco, le amministrazioni locali hanno permesso la costruzione di un enorme rigugio con una cubatura spropositata. Un articolo del portale Salto.bz spiega bene gli interessi economici che si nascondono (neanche tanto bene) dietro questa vicenda.

Il nuovo rifugio ha una forma da Toblerone rivestito in lastre di scintillante acciaio.

Foto CAI TAM

Ma non è mia intenzione discutere dell’estetica in sè che è un parametro meramente soggettivo. Sicuramente l'”opera” finirà per riempire pagine su qualche rivista di architettura.

Personalmente la costruzione non mi dice nulla ma il problema è che comunque non mi piace lì in quel luogo. La contestualizzazione in questo caso è determinante.

È un elemento alieno così come lo sono molti rifugi d’alta montagna. Per esempio il Rifugio Re Alberto I, lo trovo proprio brutto eppure siamo talmente abituati a vederlo lì che ci fa quasi più caso.

Stesso discorso vale per il rifugio Vajolet poco più sotto.

Giustamente un architetto ha fatto notare in un articolo comparso sul quotidiano Alto Adige che non esiste uno standard per un rifugio alpino. Vero ma questo però non significa che in montagna ci si possa sbizzarrire come e più che nel passato.

L’aspetto estetico è relativo e soggettivo…fino a un certo punto.

Di fatto però quel megarifugio dall’aspetto spaziale lì proprio non ci sta bene. Deturpa il paesaggio, invece di defilarsi diventa il protagonista del luogo e questo è sbagliato, secondo me. È l’ennesima attrazione turistica in quel mega parco dei divertimenti che sta diventando la Provincia di Bolzano.

Non trovo giusto che il paesaggio, bene di tutti, debba essere violentato con un ecomostro del genere.

Quando sarà completo forse lo si capirà ma ormai sarà troppo tardi. I politici faranno le solite orecchie da mercante e noi ce lo sorbiremo brontolando per un po’ perché, sì ormai è troppo tardi. Ma forse sarebbe bene un cambio di metodo quando si tratta di paesaggio, bene comune, e interessi privati.

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